ALDO MORTO 54



Il progetto speciale
ALDO MORTO 54 
vince il Premio Nico Garrone 2013

Il premio verrà ritirato da Daniele Timpano, Elvira Frosini e Teatro dell'Orologio
domenica 28 luglio 2013 alle ore 16.30
presso Palazzo Bizzarrini, Piazza A. Gramsci 27
Radicondoli (SI)

nell'ambito di Radicondoli Festival 2013
 

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DOSSIER COMPLETO DI ALDO MORTO 54
RASSEGNA STAMPA COMPLETA DI ALDO MORTO 54




ALDO MORTO 54 
54 giorni di reclusione di Daniele Timpano in live streaming
54 repliche consecutive dello spettacolo "ALDO MORTO" di Daniele Timpano 



un progetto di Daniele Timpano e Teatro dell'Orologio di Roma 
Roma / dal 16 marzo al 9 maggio 2013
www.aldomorto54.it
 


foto di Michele Tomaiuoli
«Il 16 marzo. entrando in cella, mi sono dichiarato "prigioniero politico del teatro". In realtà è il teatro ad essere un prigioniero, in questa società in cui viviamo dove stenta ad avere un ruolo riconoscibile, angolino marginale (specie il teatro contemporaneo) di una “cultura” che nel nostro paese è da tanto, da sempre e sempre più, l’estrema periferia della coscienza nazionale. Per non parlare delle difficoltà di convincere il pubblico ad andare a teatro. L’idea di teatro che tuttora ha il nostro paese è quella del teatro polveroso negli stabili, fatto dagli stessi protagonisti di 30-40 anni fa, o al più dai loro figli, che invecchiano e spariscono via via di Pirandello in Pirandello. L’idea che il teatro prenda posizione sul presente, parli del presente, o dal presente, non è passata mai, nonostante decenni di sforzi. Il teatro in sé, farlo, è un piccolo gesto politico o una fuga dal mainstream? Io sono prigioniero politico del teatro anche nel senso che sono proprio prigioniero all’interno di un edificio teatrale, come di un mestiere. Ma in questa marginalità, che stenta ad essere legittimata, è possibile fare cose che se fossero fatte o dette in televisione, al cinema o sul palco del primo maggio, comporterebbero polemiche e denunce. E invece rimangono grida che – il più delle volte – si spengono sotterra» 
[Daniele Timpano]
 

Teatro dell’Orologio
16 marzo - 9 maggio 2013
Fondazione Romaeuropa - Teatro dell’Orologio - amnesiA vivacE
ALDO MORTO 54 / 54 giorni di reclusione
un progetto di Teatro dell'Orologio e Daniele Timpano
in collaborazione con Fondazione Romaeuropa, Kataklisma
media partner Tamburo di Kattrin, Grapevine Studio
social media partner fattiditeatro
ideazione e realizzazione della cella Alessandra Muschella
live-streaming Andrea Giansanti
ideazione e realizzazione video teaser Emiliano Martina, Grapevine Studio
progetto grafico Angelo Sindoni, Antonello Santarelli
ufficio stampa Donatella Maresca
promozione Bruna Benvegnù, Filippa Piazza
cordinamento sezione Incontri: Bruna Benvegnù, Marzia Pacella, Flavio De Bernardinis, Christian Raimo, Graziano Graziani, Stefano Betti, Dario Morgante
organizzazione Katia Caselli
drammaturgia della prigionia di Daniele Timpano
in collaborazione con Elvira Frosini


“Un bel mattino ci sveglieremo e capiremo che siamo morti”
[Claudio Lolli, 1973]


IL PROGETTO ALDO MORTO 54

Recluso per 54 giorni, Daniele Timpano la sera dell’ 8 Maggio ha messo in scena la sua 54° ed ultima replica dello spettacolo “Aldo Morto.Tragedia”. Un’esperienza corporale e mentale quella che Timpano ha vissuto in questi 54 giorni, rinchiuso giorno e notte in una cella 3 x 1 al Teatro dell’Orologio di Roma. Per questo definire il progetto “Aldo Morto 54” solo uno spettacolo è sicuramente riduttivo; più che altro è stato un percorso che ha portato dentro gli anni '70 tutti quelli che hanno scelto di seguirlo, non solo attraverso gli occhi di Timpano ma attraverso gli occhi e le parole di tutte quelle persone che hanno scritto, cantato e recitato di quegli anni. Sono stati tanti gli appuntamenti che si sono susseguiti dal 16 Marzo al 9 Maggio, in primis i seminari curati dal Prof. Flavio De Bernardinis sul cinema e le immagini degli anni Settanta che hanno tracciato un excursus storico e critico sul cinema italiano di questi anni segnati dall’ impegno politico e dalle grida di protesta. 
La domenica è stato il momento de Le Domeniche di Moro, la rassegna curata da Christian Raimo caratterizzata da approfondimento critico sugli anni ’70 attraverso le letture ed i commenti di autori, scrittori ed artisti che attraverso le loro opere, sia letterarie sia teatrali, raccontano di questo periodo. Dario Morgante ha curato la rassegna del giovedì, Il Piombo nelle Parole, con il compito di intrecciare tutte le storie dei diversi scrittori che si sono susseguiti nel corso delle settimane e che hanno raccontato nelle loro opere il loro punto di vista, la lorao esperienza e la loro opinione sugli anni ’70.
Ciò che però ha reso ricca questa performance unica sono state soprattutto le testimonianze di un centinaio di persone che sia per curiosità, sia per approfondimento o per semplice voglia di partecipare hanno deciso di lasciare la loro testimonianza nel Progetto Amnesia, un filo conduttore di tutte questi 54 giorni che ha creato un variegatissimo archivio di esperienze e di memorie. 

Filo conduttore di tutto il progetto è stato quindi il cercare di comprendere l'impatto che questo fatto storico ha avuto nell'immaginario collettivo, un confronto con un'epoca che seppur non è stata vissuta personalmente è presente e si impone di continuo, un attraversamento intellettuale di 35 anni di materiali intorno al c.d. “Caso Moro”. Si è rovistato per 35 anni nella cella di Aldo Moro, una cella che nessuno ha mai visto ma che ognuno ha sempre immaginato più o meno come quella che al teatro dell’Orologio è stata costruita, con una familiarità e una curiosità e un interesse e un dolore tutti polarizzati intorno ad uno spazio che, per come ce lo hanno fatto immaginare, forse non è nemmeno mai esistito.
A 35 anni da quel 9 Maggio del 1978 in cui il corpo di Aldo Moro venne ritrovato all’interno del portabagagli di una Renault rossa in Via Caetani, Daniele Timpano ha concluso questo significativo tragitto alla sede della Fondazione Romaeuropa – Opificio Telecom Italia con il MORO DAY, un incontro durante il quale tutte le persone, gli autori e gli artisti che hanno reso possibile questo progetto si sono ritrovati a tirare le somme di questi 54 giorni, a discutere di quel 9 Maggio storico che ha scosso gli animi degli italiani e sul cosa ha portato la reclusione di Timpano all’interno del Teatro dell’Orologio, cosa ha voluto significare ma soprattutto cosa ha voluto trasmettere sia al pubblico sia agli addetti ai lavori.
Una riflessione ampia su quel cinquantacinquesimo giorno che non è mai appartenuto a Moro ma appartiene a noi italiani che lo abbiamo vissuto. Al posto suo. 


“Io non interpreto Moro, né in cella né in scena. Io non sono lui. Sono io che guardo il 1978 da questo punto scomodo e stagnante dove sono ora, nel 2013”.

[Daniele Timpano]

LA VITA IN CELLA 

Fulcro di tutto il progetto è stata l’auto-reclusione di Daniele Timpano per 54 giorni (16 Marzo – 8 Maggio) in una cella 3mx1m (come si suppone sia stata quella di Aldo Moro) posta all’interno di una delle sale del Teatro dell’Orologio.
Il tutto è stato ripreso in live streaming h24 e trasmesso in diretta sul sito www.aldomorto54.it in modo da riuscire a seguire Daniele in tutti i momenti della giornata: il momento della barba, la lettura del giornale, il momento del pranzo fino al rituale di pizza e thè prima di andare in scena.


La giornata era poi scandita da appuntamenti quotidiani: alle ore 13,00 Daniele conduceva il TG Timpano dando le notizie, prese a da Il Tempo, o da Paese sera, del corrispettivo giorno del 1978. Oltre a seguire le diverse fasi del sequestro Moro, sono stati letti gli articoli di cronaca di quei giorni, le recensioni degli spettacoli in scena ed infine l’oroscopo.

Appuntamenti quotidiani sono state anche le letture: la Gramsciana, che si è tenuta dal 22 al 27 Aprile alle ore 16,00 e durante la quale Daniele ha letto i Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci, oppure la lettura serale di Le avventure Pinocchio di Carlo Collodi che Timpano ha letto tutte le sere dopo lo spettacolo prima di andare a dormire.

Il pomeriggio era invece dedicato al Progetto Amnesia, incontri con persone comuni che hanno raccontato come hanno vissuto il 1978, se lo hanno vissuto, se ne sono venuti a conoscenza tramite racconti o tramite i libri; una chiacchierata durante la quale sono state condivise le proprie conoscenze e commentati gli eventi degli anni di Piombo, condividendo le proprie impressioni e le proprie memorie fino a creare un archivio vastissimo di esperienze interamente disponibile sul canale YouTube di Aldo Morto54.

A questi eventi programmati si sono aggiunte poi le incursioni inaspettate di personaggi del settore del tra cui Valerio Aprea, Riccardo Goretti, Adriano Mainolfi, I Doppio Senso Unico, la Compagnia Nano Egidio, Attrice contro o di alcuni giornalisti che hanno voluto intervistare Daniele direttamente all’interno della cella, come Rai News24 o Daniela Giammusso dell’Ansa, oppure per i servizi fotografici di Futura Tittaferrante (Teatro e Critica) e quello di Ada Masella su Huffington post.


Dalla sua cella Daniele si è tenuto costantemente in contatto con l’esterno tramite mail, facebook e twitter ed anche tramite tutti gli appuntamenti con i media partner del progetto, come con fattiditeatro tutti i giorni alle ore 15 circa, una chiacchierata dove era possibile intervenire utilizzando gli hashtag #fdtalk e #aldomorto54, oppure la redazione de Il Tamburo di Kattrin che ha commentato la rassegna stampa del 1978, le canzoni di quei giorni ed ha eseguito riflessioni sulla politica teatrale di oggi, dedicando al progetto una intera rubrica del loro sito: Il Tamburo di Kattrin per Aldo Morto 54 / aggiornamenti quotidiani – 7 rubriche per 7 settimane
Incontri e dibattiti che hanno animato per quasi due mesi i sotterranei del Teatro dell’Orologio con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione da una parte sull’immaginario relativo alla tragedia del Presidente della Democrazia Cristiana e dall’altra alla percezione soprattutto di chi non c’era, come nello spettacolo, il punto di vista è quasi sempre stato quello di un trentacinquenne che è venuto a conoscenza della storia in età adulta.

LE DOMENICHE DI MORO
a cura di Christian Raimo

Tra gli appuntamenti più interessati e sicuramente tra i più seguiti ci sono Le Domeniche di Moro dei veri e propri approfondimenti critici, drammaturgici e generazionali che hanno trascinato il pubblico nel decennio dei settanta e nel suo universo.
Tutti gli incontri di questa rassegna possono essere visualizzati interamente sul sito www.aldomorto54.it e sul canale youtube di Aldo morto 54.
Musica, letteratura, saggistica sono stati il fulcro di questo incontri coordinati da Christian Raimo.
Protagonisti del primo appuntamento sono stati Lorenzo Pavolini e Francesco Biscione con Niente deve essere nascosto al popolo, durante il quale, partendo dal paradigma interpretativo di Sciascia, i tre autori hanno affrontato la questione dell'interpretazione degli scritti prodotti da Moro durante la prigionia.
A seguire domenica 7 Aprile Graziano Graziani ha presentato il primo appuntamento della parte della rassegna denominata PIOMBO SU PIOMBO, una “Morotona”
durante la quale autori ed attori hanno interpretato e commentato alcuni testi riguardanti gli Anni di Piombo.
Durante il primo incontro Gabriele Linari, Elena Vanni, Stella Pisoli e Roberto Solofria hanno letto:
 

- Rosso cupo / Una donna delle Brigate Rosse di Antonino Varvarà

Rosso cupo / Una donna nelle Brigate Rosse è la confessione di un’ amore, di un’ideologia, di errori e di dubbi, di totalizzanti illusioni e di una lacerante sconfitta.
Ma più ancora mi piace pensarlo come una rivelazione. Una madre rivela il proprio tremendo passato alla figlia, ma anche la sincerità e la passione con cui tale passato è stato vissuto fino al momento della sua dissociazione, fino a quando non ha trovato il coraggio di dire no. E dire no non vuol dire rinnegare. Vuol dire non credo più, più non sarà…"
Antonino Varvarà

- Piombo di Magdalena Barile

La storia del tradimento di un ideale di giustizia, spazzato via in nome di un romanticismo deviato e dei piccoli egoismi della quotidianità. Un odio onnicomprensivo che si nutre di illusioni, porta a ragionamenti ferrei che attuati si scoprono
improvvisamente fatti di vento. L'idea stessa di azione sembra portare con sè; il suo stesso tradimento, nel momento in cui le parole di rivolta, non trovano una possibile
incarnazione e restano a mezz'aria, opprimenti e minacciose.
 

- A.V. Storia di una B.rava R.agazza di Chiara D’Ambros, Marianna De Fabrizio ed Elena Vanni

L’incontro-scontro di due Realtà, due Tempi e due Spazi.
Angela è una maestra delle elementari. Racconta e vive la sua vita negli anni 70 e il suo ingresso nelle BR. Ragazza, invece, vive e racconta negli anni ’90; è un’ex allieva di Angela che quasi per gioco inizia una ricerca sulla sua meastra, ma si trova di fronte a ben altro. Parlano a voci alternate, Angela e Ragazza, da due luoghi non luoghi in cui Tempo e Spazio si ripiegano su se stessi, regalando vita presente a immagini e fantasmi del passato. Parlano a due voci le attrici coinvolte nello sforzo di cercare, conoscere ma soprattutto di farsi domande. Tutto questo, a tratti si delinea a tratti scompare. Un sistema di pesi, una bilancia instabile, pieni e vuoti fra cui cercare e raccontare. Tre persone, tre punti di vista, un lavoro tra scrittura e messa in scena.



- '78 di Roberto Solofria


Il 1978 è un anno a dir poco particolare, a suo modo unico, sembra quasi sia successo di tutto. Vengono approvate leggi importantissime, la Legge Basaglia sui manicomi, la Legge sull’aborto. Si succedono tre Papi, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Il Presidente della Repubblica Leone si dimette e gli succede Pertini. Mina compare per l’ultima volta in TV e al cinema escono i film La febbre del sabato sera (film del dicembre 1977 ma conosciuto in Italia nel 1978) con l’indimenticato Travolta/Manero e Grease. La televisione invece era “invasa” dal cartone animato Goldrake.
Ma soprattutto il 1978 è l’anno di Aldo Moro, di Peppino Impastato. Accumunati dallo stesso destino, lo stesso giorno di morte, chi per mano delle Brigate Rosse e chi per mano della Mafia.


Domenica 14 Aprile Marco Baliani, che al Caso Moro ha dedicato lo spettacolo Corpo di Stato, ha ripercorso insieme al pubblico le fasi del sequestro dello statista, le emozioni contrastanti di quei giorni e l'atmosfera della Roma di quegli anni, un’atmosfera che racconta di un'intera generazione.
Un racconto personale ma svolto sempre al plurale, come un compagno tra compagni, dove il Sequestro Moro è il fulcro di un viaggio nella memoria civile del nostro paese: «Eravamo una gioventù con troppa fede».

Oltre al coordinamento di Christian Raimo, in questa occasione sono intervenuti anche Attilio Scarpellini e lo stesso Daniele Timpano.

A concludere questo percorso letterario domenica 28 Aprile la seconda parte della rassegna PIOMBO SU PIOMBO sono stati Andrea Cosentino, Daria Deflorian ed Alessandro Porcu che hanno letto e commentato i testi :


- Avevo un bel pallone rosso di Angela Dematté


Il testo della giovane autrice e attrice trentina Angela Demattè ha vinto nel giugno  2009 la cinquantesima edizione del PREMIO RICCIONE PER IL TEATRO, il più prestigioso concorso italiano di drammaturgia contemporanea. Il testo racconta, attraverso una serie di dialoghi tra padre e figlia che si svolgono dal 1965 al 1975, l’ultimo anno di università di Margherita Cagol alla facoltà di sociologia di Trento, l’incontro e il matrimonio con Renato Curcio, la presa di coscienza politica, il trasferimento a Milano nel 1969, l’entrata nella clandestinità e la fondazione delle Brigate Rosse, fino alla morte violenta della Cagol avvenuta in uno scontro a fuoco con i carabinieri il 5 giugno 1975.


- Corpo di stato di Marco Baliani


9 maggio 1978, via Caetani, Roma: nel bagaglio di una Renault 4 rossa viene ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro. Terminano così i cinquantacinque giorni più misteriosi
dell'intera storia repubblicana. Cinquantacinque giorni che sconvolsero l'Italia e che aprirono nel tessuto civile ferite non ancora rimarginate. Marco Baliani, istrione del teatro d'impegno civile, si addentra in quel ramificato tunnel di domande senza risposta e di inconfessabili trame, di segreti e interrogativi, che è stato il sequestro del presidente della Dc...


- L'asino albino di Andrea Cosentino
Un gruppo di turisti in giro per l'isola dell'Asinara, un tempo lazzaretto e campo di concentramento e carcere di massima sicurezza, oggi area protetta per la conservazione di un ecosistema naturale. I visitatori sono macchiette tratteggiate a pennellate grossolane nel loro aggrapparsi con ferocia svagata al presente, in una coazione a rimuovere il presentimento della fine. L'asino albino è il racconto di uno
spettacolo, l'impossibilità del suo farsi che scivola in una epifania derisoria e tragica, in una apparizione invisibile per eccesso di luce.


- N.N. Nomen Nescio di Francesca Garolla
N.N. nomen nescio, figli di nessuno. Un incontro generazionale tra chi il proprio passato l’ha rinnegato e chi lo cerca per costruirsi un futuro. N.N. si rivela come una macrofotografia, che evidenzia il particolare di un problema
che è invece più ampio. Sulla scena, una vecchia auto, delle foglie secche e due uomini, nulla più. Eppure basta per trasmettere la sensazione di un rapporto ormai morto – come il fogliame per terra – e di due realtà che non si incontrano: Claudio chiuso per gran parte dello spettacolo dentro l’auto, mentre Saturno resta sul palco – come fossero in due mondi
separati che non si imbatteranno mai l’uno nell’altro. I finestrini, come filtri, posti in mezzo a un rapporto che fatica a consolidarsi o addirittura a nascere. Eppure c’è quel legame di sangue che ribolle, che urla soffocato dal fondo dell’anima e che fa gridare a Claudio: «Non te ne andare via adesso. Dovresti rimanere, anche se non vuoi dire niente».


IL PIOMBO NELLE PAROLE
a cura di Dario Morgante e Marzia Pacella


Scrittori che hanno raccontato e analizzato l'Italia degli anni di piombo e i suoi protagonisti incontrano il pubblico presentando la loro opera Tutti i giovedì alle ore 19,00 si è tenuta la rassegna Il Piombo nelle Parole, coordinata da Dario Morgante, un percorso letterario che ci ha raccontato gli anni ’70 attraverso le parole di autori che hanno scritto con angolature e sfumature diverse degli anni piombo.

Giovedì 28 marzo Angela Scarparo ha raccontato il suo Volevamo essere giganti, una storia appassionata che abbraccia il microcosmo di una provincia immigrata e il macrocosmo degli anni di piombo.


Il secondo appuntamento è stato dedicato a La Compagna P38 di Dario Morgante che, mescolando storia e finzione letteraria attraverso gli occhi di Ermes, giovane nato e cresciuto nella borgata romana, racconta la realtà della Brigata Primavalle dagli anni dell’entusiasmo rivoluzionario, in cui tutto sembrava possibile, fino al disincanto, ai tradimenti, alla lenta disgregazione collettiva e individuale. Un romanzo che ci restituisce non solo l’immagine della lotta armata ma il quadro di una generazione e di un’intera epoca
alle soglie di un momento di svolta nella storia dell’Italia.


A seguire è stato il turno di Fabio Calenda con Rosso Totale, testo all’interno del quale lo scrittore racconta la Roma degli anni ‘70, una storia osservata, vissuta e descritta da angolazioni diverse, tante quanti sono i protagonisti che si riversano fra le pagine del romanzo concentrandosi sugli avvenimenti politici del tempo e sulle ideologie che li hanno supportati o contrastati .


Il percorso è continuato poi con Fabio Giovannini con il testo Ordine pubblico. 10 scrittori per 10 storie: Nanni Balestrini, Pino Cacucci, Massimo Carlotto, Erri De Luca, Alessandra Pera, Lidia Ravera, Ivo Scanner, Paola Staccioli, Stefano Tassinari, Roberto Tumminelli scrivono i racconti di alcuni ragazzi che negli anni Settanta hanno perso la vita in piazza, uccisi dalle forze di polizia. Colpiti da candelotti lacrimogeni, da proiettili sparati ad altezza d'uomo o travolti da camionette durante cariche contro i cortei. Oppure per mano dei fascisti, davanti a poliziotti che non hanno fermato in nessun modo gli assassini. Storie assolute, definitive.
 

Protagonista del penultimo appuntamento è stato Giorgio Vasta che, con Il tempo materiale , un romanzo selezionato al Premio Strega 2009 e accolto dalla critica come uno dei migliori esordi letterari degli ultimi anni, fotografa il nostro paese nell'attimo in cui perse definitivamente l’innocenza, passando dall'innocuo bianco e nero del Carosello ai colori accesi di una lunga stagione di sangue.

A concludere questo cammino letterario sugli anni di piombo c’è stato Carlo Bordini con il suo libro Renault 4. Scrittori a Roma prima della morte di Moro, un’opera che ci fa conoscere Roma, prima dell’uccisione di Aldo Moro, uno scenario temporale che serve per farci comprendere come fosse la Capitale prima dell’assassinio Moro.
Autrici e autori inseriti nella raccolta hanno fatto molto in quel tempo. Di quel grande e struggente caos ne facevano parte, a pieno titolo, se pure a volte ‘in sordina’.
I racconti offrono spazi di passato, pezzetti di vite. Emozioni e ovviamente tensioni. 


IL CINEMA E LE IMMAGINI NEGLI ANNI SETTANTA
Attraverso il progetto Aldo Morto 54 si è voluto creare un quadro completo del 1978 e di come, in un arco temporale più ampio, sono stati vissuti gli anni ’70, sia da un punto di vista letterario, sia teatrale ed anche da quello cinematografico, in modo da riuscire a raccogliere al suo interno tutte le informazioni e notizie che questi diversi campi riescono a fornirci.
Per questo motivo, lunedì 25 Marzo si è tenuto il seminario a cura del Prof. Flavio De Bernardinis Il cinema e le immagini negli anni Settanta, un excursus storico e critico sul cinema italiano degli anni Settanta tra impegno politico e grida di protesta.
L'incontro ha riguardato il film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) diretto da Elio Petri ed interpretato da Gian Maria Volonté e Florinda
Bolkan, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 23º Festival di Cannes e del Premio Oscar al miglior film straniero 1971, nonché una nomination per la migliore
sceneggiatura originale agli Oscar dell'anno dopo.

Particolare attenzione anche per il film Todo Modo (1976)  diretto da Elio Petri a partire dal romanzo di Leonardo Sciascia, dove compare un personaggio, quello del Presidente, apertamente calcato sulla figura di Aldo Moro (interpretato da Gian Maria Volonté).

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