lunedì 18 luglio 2016




ROMA | Dal 3 ottobre laboratorio annuale per attore / performer 
condotto da Elvira Frosini e Daniele Timpano #Katalab2017
Tutti i lunedi dalle 20 alle 22.30

Info e candidature: kataklismateatro@gmail.com

[foto di Lucia Baldini]

domenica 1 maggio 2016

WILD WEST SHOW | anteprima per operatori @Asti 26>27 aprile 2016


WILD WEST SHOW

testo di Fabio Fassio
con Massimo Barbero, Patrizia Camatel, Dario Cirelli, Fabio Fassio e Elena Romano
scene di Francesco Fassone
costumi di Roberta Vacchetta
luci di Marco Alfieri
foto di Dino Jasarevic
consulenza musicale di Matteo Ravizza
foto di Piermario Adorno
regia video di Diego Diaz
prodizione Teatro degli Acerbi
regia di Elvira Frosini e Daniele Timpano
durata dello spettacolo: atto unico di 60'

Nel febbraio del 1890 giungeva in Italia, preceduto da enormi campagne pubblicitarie, con una carovana di 59 vagoni ferroviari, il più grande spettacolo cialtrone di tutti i tempi: “The Wild West Show” di William Frederick Cody, in arte Buffalo Bill. Centinaia di comparse, artisti, cavalieri, nativi americani, bisonti, cavalli, supportati dai mezzi tecnici più all’avanguardia del mondo. Ed è subito West! Grandiosità, spettacolo, mito. Di tutto questo non vedrete nulla.

ASTI | 26 > 27 aprile 206
Teatro Giraudi
Piazza San Giuseppe

Anteprima per operatori e stampa

lunedì 4 aprile 2016

CARNE | anteprima @Roma 14 > 17 aprile 2016





Testo / Fabio Massimo Franceschelli
Regia e interpretazione / Elvira Frosini e Daniele Timpano
Disegno sonoro e musiche originali / Ivan Talarico
Collaborazione artistica / Alessandra Di Lernia
Assistente alla regia / Sonia Fiorentini
Progetto grafico / Davide Abbati
Produzione Frosini/Timpano - Kataklisma

14 > 17 aprile 2016
CARNE | anteprima @Roma


martedì 15 dicembre 2015

Ritratto di una Capitale @Teatro Argentina - dal 22 dic 2015 al 3 gen 2016

Elvira Frosini e Daniele Timpano
sono in scena dal 22 dicembre 2015 al 3 gennaio 2016
in Ritratto di una Capitale
al Teatro Argentina di Roma 

Info e booking Teatro Argentina
 

Ritratto di una Capitale
Teatro Argentina 22 dic '15 / 3 gennaio '16

Con Anna Bonaiuto , Roberto De Francesco, Sandro Lombardi, Roberto Latini, Milena Vukotic, Lorenzo Lavia, Lorenzo Lavia, Filippo Nigro, Lucia Mascino, PierAldo Girotto, Josafat Vagni, Fabrizio Parenti, Daniele Timpano, Elvira Frosini
Video
Luca Brinchi/Roberta Zanardo, Daniele Spanò.
Musiche: Mokadelic
Autori: Frosini/Timpano, Roberto Scarpetti, Valerio Magrelli, Fausto Paravidino, Elena Stancanelli, Mariolina Venezia

mercoledì 4 novembre 2015

ZOMBITUDINE di Frosini / Timpano - istruzioni per l'uso


“In principio erano Aldo Morto e Digerseltz.

E fu sera e fu mattina. E Zombitudine fu. Primo giorno.”

[Genesi – 1,5]


Zombitudine riparte da zero, tenta di immergersi nel vuoto definitivo, di costruire qualcosa di vivo a partire dalla tabula rasa del nostro presente. È lo stesso vuoto toccato e aperto come un'insondabile voragine da Digerseltz, spettacolo di e con Elvira Frosini del 2012, in cui si fanno i conti con l'horror vacui dell'esistenza e di un presente cannibalico e si tocca l'insicurezza e la paura di un mondo, il nostro, che avverte lo sfaldamento del benessere e l'oscuro timore di essere definitivamente cannibalizzati, inghiottiti dai nostri stessi mostri: “Ecco, gli spazi vuoti. Quelli non ci devono essere, io ho paura degli spazi vuoti. Perché poi, nel vuoto, che succede. Nel vuoto. Può succedere di tutto, eh sì, come nello stomaco vuoto. Non ti puoi fidare di uno che ha lo stomaco vuoto. Non si sa mai che potrebbe fare. Perché. Be', perché ha uno spazio vuoto. Da riempire. Chi ha spazi vuoti non è affidabile, è pericoloso”.
Con Aldo morto, spettacolo di e con Daniele Timpano del 2012 su Aldo Moro, Lotta armata e anni '70, si toccava invece una storia recente, ancora attaccata alla pelle di noi tutti, si toccava l'inarrestabile declino del nostro paese, si faceva piazza pulita delle retoriche melmose delle quali ci siamo nutriti e nelle quali siamo sprofondati negli ultimi trent'anni. Si tentavano i conti con quell'ultimo guizzo di vitalità che ha attraversato la nostra vita civile e politica, e con la sua tragedia definitiva, finita nel vuoto e nell'inerzia. Il finale di Aldo morto apriva il vuoto, l'impotenza di fronte a questo presente soffocante: “Io lo sento. Sento che oggi, in questo stato, in cui siamo, è impossibile l'azione; no, non è un fatto morale, è proprio impossibile qualunque reazione alla “Reazione”.

In Zombitudine Elvira Frosini e Daniele Timpano ripartono – insieme - da questo vuoto, da questa rabbiosa disperazione, da questo presente, da questa impotente inerzia mortale in cui siamo sepolti.
Se Aldo morto era un'esplosione che faceva piazza pulita e apriva la voragine del nostro vuoto, e se Digerseltz apriva la voragine della nostra bocca e del nostro rapporto violento, prepotente e compulsivo con il mondo, in un furioso e consapevole tentativo di riempimento, Zombitudine è questo vuoto, è l'immersione nel vuoto, è questo tentare di ripartire da zero prendendo atto che i nostri meccanismi reattivi sono inquinati, inceppati, e che in mano non abbiamo ancora nulla, se non le nostre mani, se non noi stessi, se non un inutile chiacchiericcio con cui riempire il tempo prima della fine.

Zombitudine parte non da un fatto storico preciso, non da un cadavere eccellente preso a simbolo di questo momento, non dal corpo morto – simbolico - del nostro mondo divorato e divoratore, ma dai nostri cadaveri viventi, la massa anonima dei nostri cadaveri, viventi in vita la propria spensierata morte; Zombitudine affronta lo Zombi: questo spettro che incarna una delle paure più grandi del nostro inconscio collettivo: la morte in sé, come mistero ingestibile, e la nostra morte in vita, il nostro consumare noi stessi; Zombitudine prende in prestito dall'immaginario collettivo un mostro, lo Zombi, e gli da un corpo, i nostri corpi, di tutti noi, cittadini della polis, cittadini non più vivi ma nemmeno morti di uno Stato non ancora morto ma nemmeno vivo. Se il corpo morto dello Stato è un corpo zombi, sono zombi anche i nostri corpi.

Lo Zombi è il subalterno per eccellenza, nasce schiavo e di colore, una figura legata all'immaginario coloniale. Non è un caso che la parola sia di origine africana. Originariamente Zombi nella lingua Bantu del Kikongo indicava l’idolo, mentre nel mondo Kimbundu Zombi, nzambi, era uno degli appellativi del Dio serpente. La parola è poi approdata attraverso le navi negriere nelle isole di Haiti dove ha cominciato ad indicare i non morti, i non più vivi, esseri a metà la cui anima è sotto il dominio assoluto di uno stregone, detto Bokor. Già nei primi film degli anni '30 lo stregone è un bianco, che utilizza gli Zombi come servitori o come forza lavoro per le piantagioni. La connessione tra lo zombie e la subalternità coloniale è evidente. Dal '68, con George Romero, la figura dello Zombi viene trasportata direttamente nel mondo occidentale: gli Zombi siamo noi, noi cittadini occidentali, consumatori, omologati, subalterni, sempre più privati dei diritti, morti viventi.
Questo mostro sospeso tra vita e morte, in epoca ormai post-coloniale e post-capitalistica, è divenuto l'immagine della nostra subalternità globalizzata: è il nostro rimosso, la nostra morte rimossa, la nostra acquiescenza, la nostra impotenza.

Zombitudine è una nostalgia: nostalgia di un'epoca mai vissuta, l'aggrapparsi alla cornice rassicurante di un vintage, di un retrò, di un mondo che non torna più e che ci ha prodotti, quello dei nostri padri, quello degli intellettuali scomodi, quello dei diritti dei lavoratori, quello delle pensioni, quello delle vacanze al mare che duravano un mese, e naturalmente anche quello del teatro, quello della presenza del teatro nel dibattito culturale del nostro paese, l'amarezza di una generazione dimenticata, sacrificata, che vive mangiando i propri genitori, non ha la forza di creare il proprio presente e non vede futuro, non sa più immaginarne uno diverso dall'acquario scomodo, umiliante e un poco sporco che conosce, una generazione che sta comoda anche nella propria disperazione, nella propria “rabbia educata” e totalmente inutile. È la sconfitta di fronte all'irrealtà suprema che assume ogni atto di ribellione, quando non si fonda o non si può fondare più su una visione condivisa, su un “noi”, ormai definitivamente frantumato e disperso.

mercoledì 28 ottobre 2015

ZOMBITUDINE all'Elfo Puccini di Milano - 3 > 8 novembre 2015

Zombitudine‬ di FrosiniTimpano‬ ‪#‎Milano‬ @ElfoPuccini  
3>8 novembre 2015     

Acquista qui il tuo biglietto: bit.ly/1GjBQZL  
frosinitimpano.it  
elfo.org


 
DIVENTA TESTIMONIAL DI ZOMBITUDINE e avrai due ridotti al Teatro Elfo Puccini a € 11,50 cad. per il 4 o il 5 novembre! Fatti un ‪#‎selfie‬ con il flyer di Zombitudine (scaricalo qui http://zombitudine.wix.com/zombitudine#!grid/c1lex ), postalo con la scritta ‪#‎IOstoconZOMBITUDINE‬ commentando il post di Elfo Puccini (ricordati di indicare la data scelta)
‪#‎Zombitudine‬ ‪#‎Milano‬ 3 > 8 novembre, Elfo Puccini Ore 19.30, domenica ore 15.30
Posted by Compagnia Frosini/Timpano on Mercoledì 28 ottobre 2015